viernes, 18 de octubre de 2013

Non voglio essere impiccato all'albero del destino

Recomiendo la lectura de este interesante libro escrito en italiano, un testimonio desgarrador de historias de emigrantes hacia Europa, proveniente del continente africano y de oriente próximo. 
Su Santidad Francisco I hizo un llamamiento desde la isla de Lampedusa para que el mundo no permanezca insensible hacia este problema que afecta a millones de personas.
Su título traducido: No quiero ser ahorcado en el árbol del destino, historias de emigrantes.
La autora es una periodista italiana que se llama Maria Grazia Forcella. Espero que en el futuro haya una edición en español.


 “Ne avevo abbastanza di assistere a mostruosità, nel mio paese, l'Iraq. Come quando i terroristi hanno decapitato davanti a un uomo tutti i suoi figli, lo hanno sventrato ed hanno messo nella sua pancia le teste dei suoi bambini. Dopo la guerra regna il terrore. E' la strategia comune alle due parti che si contengono l'Iraq: USA e Iran. Fanno in modo che chi pensa, scappi. Per questo motivo ha luogo una continua esibizione dell'orrore che dalle strade passa ad Internet. Sono un avvocato di Baghdad. Ho ventisette anni. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare nello studio di un legale che difendeva le parti civili nelle cause contro Al Qaida ed altre organizzazioni terroristiche. Una mattina, arrivando in ufficio ho scoperto che l'avvocato era fuggito. Stavo cercando di capire cosa era accaduto, quando ho sentito un botto. Uomini dal volto coperto avevano fatto saltare la porta blindata. Mi hanno preso. Erano di Al Qaida….”

“Avevo tredici anni quando ho lasciato l'Iran. Ricordo ancora tutto della mia vita di bambino a Teheran. La cultura persiana è molto più antica dell'Islam ed è la base della nostra vita. Non possono farci dimenticare tutto questo e riempirci la testa solo con la religione. La tragedia che stanno mettendo in scena vuole annullare la nostra eredità storica. Ma le cose stanno per cambiare: fra qualche anno avremo la democrazia all'iraniana, che non sarà uno scimmiottare l'Occidente come ai tempi dello Scià e neppure questa banda di ladri che governa ora, tanto corrotti quanto sanguinari in nome di Dio…..”.


“Qualcuno di voi è israeliano? Precisiamolo subito: sono disposto a parlare con voi anche se siete ebrei. Ma con gli israeliani non parlo. Se siete israeliani, andatevene. Se non lo siete, ascoltatemi. La prima volta che sono andato in carcere avevo dodici anni e mezzo. La mia vicenda è stata presa a cuore dalle ONG: sono stato il primo bambino arrestato dai militari israeliani…..”.


“Come dice un versetto del Corano: non bisogna forzare quando si tratta di religione. La mia scelta di portare il velo è stata personale e spontanea. Sono Souhila, venticinque anni, biologa, figlia di un giudice della Corte Suprema in Algeria, sono arrivata in Europa per terminare il mio dottorato in embriologia molecolare. Quello che voi avete di grande qui è una elaborazione del ragionamento che non è ad un livello altrettanto avanzato da noi. Io qui intendo apprenderlo, per insegnarlo in Algeria. Voglio conoscere ed imparare ciò che la cultura e la società europea hanno da insegnarmi di positivo, ma mai abbandonerò i miei principi religiosi fondamentali. Il velo non è un simbolo, è un concetto, è una protezione…..”.

Sono alcune delle storie raccolte in questo libro, storie vere di immigrati reali, raccontate da loro in prima persona. Fra i drammi talora privati, talaltra epocali che ne hanno causato la partenza, speranze e disperazione si avvicendano in questi racconti di galantuomini e mascalzoni, vittime o profittatori. Culture e religioni si avvicinano oppure si scontrano, uomini e donne si prestano aiuto o si sfruttano, in vicende in alcuni casi drammatiche, in altri comiche. Toccando questioni di grande attualità quali il rapporto fra cultura islamica ed Occidente, il libro ci conduce in un indimenticabile viaggio nelle vite dei protagonisti.

Gli esseri umani migrano, lo hanno sempre fatto, ma questo secolo assisterà ad un aumento esponenziale del fenomeno. Nel mondo vi sono oggi - secondo le stime dell' International Office for Migrations dell'ONU - più di duecento milioni di migranti, ovvero il tre per cento della popolazione globale. Se si unissero tutte queste persone in un solo Stato, esso sarebbe il quinto paese al mondo per numero di abitanti.(...)

In questo libro, io ho voluto semplicemente raccontare il passaggio degli uomini in terre nuove. Per farlo, ho compiuto a ritroso il percorso dei molti che arrivano – o tentano di arrivare – in Europa. Sono partita dalla Sicilia, passando per Lampedusa, per poi approdare a sud del Mediterraneo, nei paesi di provenienza dei migranti di cui racconto le vicende. Mi è sembrato importante, in questo libro, raccontare soprattutto il pensiero ed i sentimenti di questi migranti che sono sempre descritti da un punto di vista “esteriore” nei giornali, ma anche nei libri e nei films su questo argomento.

In queste storie, culture e religioni si avvicinano oppure si scontrano, uomini e donne si prestano aiuto o si sfruttano. Paure e speranze si avvicendano.

Quelle che vi ho riportato sono tutte storie vere. Protagonisti di questi racconti, e di queste migrazioni, sono persone per bene e mascalzoni, vittime e profittatori. Non sono né un confessore, né un giudice, non mi sono proposta di valutarli. Ancor meno ho inteso sostenere qualsivoglia tesi sulle moderne migrazioni.

Questo libro per me è stato un grande viaggio. Dicendo questo non mi riferisco al viaggio nello spazio. Intendo piuttosto il viaggio che ho compiuto nelle vite dei migranti che ho incontrato, persone che ho colto in un momento di passaggio, di dinamismo e certamente anche di crisi.

Ognuna di queste storie rivela una condizione umana, un problema intorno al cui nucleo i fatti si dipanano. Viaggiare fra i drammi talora privati, talaltra epocali, che hanno affrontato gli uomini e le donne che ho incontrato per scrivere questi racconti, mi ha profondamente arricchito interiormente.
Auguro la stessa cosa a voi che mi leggete.


L'Autore

Giornalista per le più importanti testate italiane scrive di politiche dell'Unione europea  e più recentemente anche di Medio oriente e Nord Africa, migrazioni dal 2000. Già Professore di Politiche e processi decisionali dell'Unione europea” in varie Università (Leuven, Iulm, Salamanca, La Havana, Stellenbosch) è advisor per la comunicazione delle istituzioni Ue
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